Soffici 1907-2007 (2007)
Il 1907 è anno cruciale per Ardengo Soffici: può dirsi l’anno uno della sua pittura, inizio di un’avventura creativa del tutto personale che ne farà uno dei protagonisti del XX secolo. Nel 1907, dopo un intenso soggiorno parigino durato sette anni, durante il quale aveva stretto rapporti con originali personalità delle avanguardie letterarie e artistiche, Picasso, Braque, Rousseau il Doganiere, Medardo Rosso, Apollinaire, Max Jacob, Soffici torna in Italia e si stabilisce a Poggio a Caiano. Un rientro destinato a cambiare la storia letteraria e artistica del nostro Paese. Durante l’estate e l’autunno 1907 l’artista è impegnato in un’attività pittorica caratterizzata da volontà di semplificazione che mira a conferire alle figure, osservate nelle comuni attività rurali, un valore di solennità quasi religiosa. Prende consistenza poetica e plastica il soggetto del paesaggio, capitolo centrale di tutta la sua attività. Soffici a partire dal 1907 riflette su Cézanne, cercando di innestare nello spirito italiano la forza sobria e nuda del linguaggio del maestro di Aix-en-Provence. Questi mesi di lavoro febbrile, di vivida partecipazione alle forme e alle luci di Toscana, si traducono in un cospicuo numero di disegni e dipinti.
La potatura (1907)
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Poggio a Caiano, per celebrare questo centenario, ha dedicato all’artista una mostra documentaria “Soffici 1907/2007. Cento anni dal ritorno in Italia”, dal 28 aprile all’8 luglio 2007. Curata da Luigi Cavallo, studioso di Soffici e della cultura del Novecento, e con contributi di Mario Richter, Giulia Ballerini, Simonetta Bartolini, Luigi Corsetti, Marco Moretti, Oretta Nicolini, Jean-François Rodriguez, la mostra ha presentato documenti originali, libri, riviste, fotografie, lettere e 50 opere realizzate dal pittore nel 1907. Tra queste, La potatura, dipinto tra i principali dell’artista: “Avevo ardito in questa scena agreste di vestire la modernità del mio realismo ispirandomi all’armonia dei colori usati nel Chiostro di Santa Maria Novella dal mio maestro Paolo Uccello”. I mendicanti, tempera preparatoria di un dipinto andato disperso, che Soffici realizzò a Poggio a Caiano ed espose nel 1907 al Salon d’Automne; in questo bozzetto, portato a completa definizione cromatica, si nota sia il rapporto con Picasso sia il suo gusto per la Toscana giottesca. Le fornaci di sopra, conferma gli interessi per l’impressionismo: freschissima la composizione, tutta colore, aria, luce. In lontananza i colli azzurri della Toscana, intinti nell’indaco, come l’artista li vedrà fino agli ultimi giorni del suo lavoro; e così si illumina la visione smaltata di Campi d’autunno, dono di nozze per l’amico Papini. Il 1907 è l’anno più schiettamente “papiniano” di Soffici, il rapporto che lo lega a Papini si trasforma in vera fratellanza. Soffici, oltre che pittore, fu scrittore e critico tra i maggiori del secolo; collaborò alle più importanti riviste dell’epoca: da Leonardo a La Voce (1908-13), fondata con Papini e Prezzolini nel 1908, qui pubblicherà articoli che avranno vasta eco nella cultura italiana. A Soffici si deve il primo saggio uscito in Italia su Cézanne (Vita d’Arte, Siena, 1908). Con Papini darà vita nel 1913 alla rivista Lacerba, cui collaboreranno i futuristi, e avrà rilievo europeo, tra le voci più seguite dell’avanguardia.
Campo d'autunno (1907)
In anteprima sono state presentate anche le 25 opere che costituiranno la Mostra permanente di Ardengo Soffici.