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Dopoguerra

Paesaggio toscano (Viottola), (1925)

viottola

Olio su cartone applicato su tela, cm 62,3x47,1.

La materia mossa, le luci frante, il rapido andamento della pennellata danno al quadro intenso significato pittorico e lirico. Nel 1927, di fronte alla richiesta del Comitato promotore per le onoranze a Vittorio Pica ai più illustri artisti italiani e stranieri di offrire un’opera alla Galleria Scopinich di Milano, per una Esposizione Internazionale dedicata a Pica, Soffici scelse di inviare questo dipinto.

Tramonto a Poggio (1925)

tramonto al poggio

Olio su tela, cm 46x55.

Raccolta Comune di Carmignano (Prato).

In una lettera datata 1929, intestata «Comune di Carmignano/Provincia e Circondario di Firenze», del quale un tempo Poggio a Caiano faceva parte, firmata da «Il Podestà/Baglioni» e indirizzata a Soffici, si legge: «Dichiaro io sottoscritto che in questi giorni il Sig. Prof. Ardengo Soffici ha fatto a me grazioso dono di un magnifico quadretto artistico di Sua creazione, che io intendo donato dall’Autore al Comune di Carmignano.»

Nevicata (1943)

nevicata

Olio su cartone, cm 51,5x37,2.

Pagina riassuntiva per il lavoro di Soffici dei primi anni ’40. Nel clima fuso di terra e cielo la suggestione cromatica rimane protagonista: Poggio a Caiano toccato dalla neve è visione densa e intensa per atmosfera luminosa chiaroscurata, trattenuta nei toni freddi, alimentata dalla sorpresa del vero, così che il quadro diventa estensione di natura, opera intrinseca ad essa, come intendeva l’autore.

Processione, II (1933)

processione

Affresco riportato su pannello, cm 170x150,5.

 

Si conoscono di Soffici sedici pitture murali, su intonaco fresco o a secco. Questo è lo stato sottostante di Processione, 1933, affresco strappato e riportato su tavola di legno, cm 171x154, Galleria d’Arte Moderna di Firenze. L’artista qui è intervenuto dando intensità espressiva al volto della prima figura a sinistra che nella rarefazione cromatica dell’insieme assume rilievo di forte presenza.

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Approfondimento

La casa di Poggio a Caiano, solida costruzione iniziata probabilmente a metà del Seicento, Soffici la eredita dalla madre Egle Zoraide Turchini e, con poche interruzioni, dal 1907 sarà sua residenza.

La campagna che si stende attorno, i frutteti, le viti, i coltivi, fanno controcanto alla «popolosa solitudine» della metropoli parigina, gli danno un senso di appartenenza, la sicurezza delle radici. Almeno fino al 1914, continuo il suo desiderio di tornare nel bollente crogiuolo francese e, una volta lì, lo riprende la nostalgia di casa. La quiete, l’aspra bellezza della Toscana, rinnovano il carattere del suo lavoro pittorico e letterario: alle emozioni eccitanti di Parigi può sovrapporre altri luoghi lirici, il semplice corso di un’armonia che non sentirà mai spegnersi.

Il cuore creativo di Soffici batte su versanti insieme alternativi e consonanti: alto, fragoroso, intenso, oscuro, da un lato, sereno, limpido, luminoso, dall’altro.

Il paese, Poggio a Caiano, verrà negli anni abbracciato in ogni sua angolatura scenica. Dalle finestre già si presenta la campagna inquadrata, pronta per essere dipinta; case, siepi, cipressi, lontano i colli, consentono riflessioni depurate, vengono intesi dall’artista nel variare delle stagioni, mutamenti dei toni esterni che traducono evoluzioni spirituali. La pittura segue le voci e il clima campestre e suscita le alternanze di una sensibilità che verrà vista dal critico Renato Serra come «un dono».

Anche l’interno della casa offre a Soffici campioni di pensiero poetico, gli oggetti quotidiani, un fiore nella bottiglia, un bicchiere sul piano del tavolo bastano al suo raccontare per immagini.

Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Carlo Carrà riconosceranno in Soffici l’esempio magistrale. Questa sarà, del resto, la sua famiglia ideale, alla quale aggiungiamo almeno Medardo Rosso, Ugo Bernasconi, Giuseppe Graziosi.

A Udine, durante la guerra, Soffici conosce la compagna della vita, Maria Sdrigotti. Nel 1919 il matrimonio. La casa di Poggio si anima presto di lavori domestici e di preparativi per la primogenita, Valeria, nata nel 1920, seguiranno Sergio, 1923, e Laura, 1925.

I ritratti della madre, della moglie, dei figli sono pitture di conforto per l’artista, presenze che ci sono restituite nella loro pacata nitidezza.

Paesaggio esterno che si completa con il paesaggio intimo. Nell’ambito delle cose naturali vi è per Soffici un incantamento non inseguito come momento perfetto, ma come momento di realtà: più che fatto estetico, coinvolgimento di emozioni vere.

Si arricchiscono dalla metà anni Venti i pretesti pittorici. L’estate in Versilia, il mare, la spiaggia di Forte dei Marmi, sono rinnovate evocazioni e la solarità del Mediterraneo, quest’altro volto della Toscana, completa il panorama che Soffici consegna alla nostra storia dell’arte.

Fragranti illuminazioni liriche segnano la visione del poeta che dipinge:

Estate

Spiccasi dal roseo grano

La fulvola allodola e canta.

Toscana

La Toscana è luce e terra

Con pochi alberi fioriti.