Artista europeo
I mendicanti (1906-1907)
Inchiostro e tempera su cartoncino, cm 37,4x27,8.
Tempera di preparazione per il dipinto a olio, Mendiants, che Soffici espose al Salon d’Automne, Parigi, 1907, quadro andato disperso. Non avendo di che pagare la cornice, Soffici lasciò l’opera a un mercante di colori che si era incaricato di incorniciarlo e presentarlo alla giuria.
Trasporto funebre (1910)
Olio su cartone, cm 39,5x31,8.
Dal 18 febbraio alla metà di aprile 1910 Soffici è a Parigi per reperire opere di pittori impressionisti in vista della mostra da organizzare a Firenze sotto l’egida de La Voce, che si tenne poi al Lyceum. È certo dovuto a queste rifrangenze su un impressionismo vagliato e frequentato nell’intima materia pittorica uno schizzo come questo che riprende un corteo in movimento a Poggio a Caiano.
Margherite, 1911
Olio su tela, cm 45x32.
Soffici inviò foto di suoi quadri a Picasso per chiederne il parere: è pensabile che le foto fossero di opere recenti, fra cui Margherite. È tra i documenti pittorici che danno con pienezza i termini di orientamento dell’artista in questo tempo: Soffici si avvia a un proprio cubismo in cui permane la percezione della forma semplice e degli elementi quotidiani che lo manterranno al di qua della pura astrazione.
Approfondimento
Soffici ebbe rapporti con i protagonisti del suo tempo e con i più audaci movimenti letterari e artistici d’inizio Novecento. Attraverso la sua opera si possono percorrere capitoli essenziali dell’arte e della letteratura del XX secolo.
Nel primo soggiorno a Parigi, 1900-1907, Soffici ha modo di condividere il dibattito artistico più avanzato: conosce il poeta simbolista Jean Moréas, Picasso, Max Jacob, Apollinaire, Juan Gris, Braque; e con il letterato Ricciotto Canudo partecipa alla ristrutturazione della rivista L’Europe Artiste.
La sua pittura ha quindi a fondamento la conoscenza diretta dell’Impressionismo, Degas, Toulouse-Lautrec; e altri cospicui riferimenti trae dalle teorie di Maurice Denis, dalla fantasia lirica di Odilon Redon, dalle accensioni cromatiche dei Fauves, e particolarmente da Cézanne.
Rientrato in Italia, 1907, con tale bagaglio di originale ricchezza intellettuale, Soffici si fa interprete di apprezzato lavoro nello svecchiamento del panorama provinciale e accademico dell’Italia umbertina, già scosso a Firenze dal contributo della rivista Leonardo, di cui era collaboratore. In questo ambito nascono le sue attenzioni per la cultura spagnola, segnatamente per Miguel de Unamuno.
All’avventura della rivista La Voce, intrapresa con Papini e Prezzolini dal 1908, dedica la sue risorse critiche pubblicando articoli su Medardo Rosso, artista famoso in Francia, ignorato in Italia, sugli Impressionisti e su Rimbaud, scritti che avranno in conseguenze significative, una ventata di rinnovamento internazionale in un ambiente attardato sui resti del positivismo ottocentesco.
Primo in Italia riconosce l’importanza di Cézanne: il suo saggio su Vita d’arte, 1908, avvia la fortuna critica del maestro di Aix.
Nel 1910 organizza a Firenze la Prima mostra italiana dell’Impressionismo francese. Anche Rousseau il Doganiere entra nel suo raggio di divulgazione e rappresenta un accrescimento della sua linea di poetica. Con Papini fonda Lacerba, 1913-1915, che diviene palestra del futurismo e foglio di accoglienza per gli amici di Francia.
Soffici difende i pittori cubisti, Picasso e Braque, quando a Firenze nessuno li apprezzava, e mantiene attive le frequentazioni parigine con diversi soggiorni fino al 1914.
Attraverso il legame sentimentale con Hélène d’Œttingen, generosa sostenitrice delle arti, e l’amicizia con il pittore Serge Jastrebzoff, estende i suoi interessi alle avanguardie russe, lo scultore Archipenko, la pittrice Anna Gerebzova, Alexandra Exter, amica con la quale a Parigi condivide lo studio, Natalja Gončarova e Michajl Larionov; il poeta Aksenov pubblica in russo Picasso e dintorni, plagio del libro di Soffici, Cubismo e Futurismo, 1914. Nella casa di Apollinaire si moltiplicano i proficui intrattenimenti con André Salmon, Derain, Dufy, Vlaminck, Léger.
I rapporti con la Germania sono favoriti dalla rivista Der Sturm diretta da Herwarth Walden; questi organizza una personale di Soffici a Berlino assieme con Robert Delaunay e Julie Baum, 1913. Lo stesso anno espone a Praga con il Gruppo degli Artisti Plastici, tra cui Derain, Picasso e Braque, e a Rotterdam con i futuristi.
Nel 1914, di nuovo a Parigi, è partecipe delle attività di Apollinaire, divenuto intimo, e nell’ambiente della rivista Les Soirées de Paris conosce Cendrars, de Chirico e il fratello Savinio. Espone a Londra con il gruppo futurista.
Lo scoppio della guerra allenta gli scambi europei, ma proseguono le testimonianze di stima; una per tutte: Apollinaire destina a Soffici, nel 1915, il primo esemplare di Case d’Armons, fascicolo in venticinque copie di calligrammi velocigrafati al fronte.
Con Papini nel 1919 dà vita alla rivista redatta in francese La Vraie Italie, che si dichiara «organo del legame intellettuale fra l’Italia e gli altri Paesi», edita a Firenze da Vallecchi. La rivista di Mario Broglio Valori Plastici, 1918-1922, incrementa la diffusione dell’arte sofficiana in Francia; ancora nel 1921 Soffici è presente all’Esposizione italiana d’arte d’avanguardia a Praga, e nel 1922 sue opere compaiono alla Mostra internazionale d’arte di Düsseldorf.
Non si interrompono i contatti dell’artista con l’Europa; nel 1926 è ospite in Inghilterra dell’amico Charles Meek, visita Londra e tiene un diario, Itinerario Inglese, pubblicato sulla Gazzetta del Popolo nel 1928-1930 e riunito in volume nel 1948. Nel 1927 Soffici è scelto quale rappresentante italiano per l’istituzione di una Commissione Internazionale per le Traduzioni, con tale incarico si reca a Parigi e saluta Picasso per l’ultima volta.
Nella capitale francese torna nel 1959 per un viaggio di memoria; con l’amico scrittore Vanderpijl va allo studio di Van Dongen, incontra Severini e rivede i luoghi della sua prodigiosa esperienza giovanile.